Voglio raccontarvi tre storie. Mettetevi comode, ascoltate e ritenetevi fortunate! Avrei potuto scrivere un pippone femminista e bodypositive, ma sarei stata la prima a dire “che palle”. Così ho deciso di raccontarvi tre storie. Tre storie di donne, che spero non vi piaceranno.
Signore si diventa con due figli e una messa in piega
C’era una volta una fatina/blogger Simona Melani, che qualche giorno fa su Instagram decide di lanciare una bomba magica, con il prezioso potere di “illuminarci” tutte. O quasi. C’è chi al posto dei Rayban vanta fette di insaccati in dotazione e a quel punto altro che luce. Buio pesto.
Sul suo post Simona esprime un commento semplice e lineare. Una critica alla dittatura della perfezione, veicolata in modo compulsivo dai media a target femminile. Messaggio semplice e lineare, dicevamo. Ma ancora una volta non per tutte.
Sono tantissime le donne/follower/fatine che si uniscono all’assolo rock di Simona, facendolo diventare un favoloso coro. Finchè a rovinare l’armonia arrivano loro. Loro chi? Le cantanti neomelodiche, quelle uscite dal manuale della “moglie perfetta degli anni ’50”, che accusano Simona di lanciare un messaggio di sciatteria e menefreghismo. Che minimizzano l’impatto negativo dei settimanali/media femminili sulla società attuale e sulla psicologia delle donne. Ma che donne frequenti gne gne, dicono loro. Ma che cavolo avete capito, penso io.
E poi arriva lei. Quella che mi fa saltare dalla sedia come solo ci riusciva la mia insegnante di latino del liceo. Quella che scrive: “si vede anche che non hai famiglia …. il decoro , l’ordine e la cura di noi stessi e della comunità iniziano proprio in casa!”. Brividi, nausea gastrite. Ma passiamo alla prossima storia.
Tutte le bionde sono principesse, le more fanne le estetiste
C’era un’altra volta Cristina Fogazzi, conosciuta da tutti come l’Estetista Cinica. Cristina fa l’estetista, ma non vende pozioni magiche. Dal suo specchio fatato ci racconta ogni giorno che l’unico filtro utile per eliminare i punti neri è il filtro bellezza, che è un filtro digitale, non un prodotto cosmetico.
Un bel giorno Cristina decide di pubblicare una foto in costume, con tanto di messaggio bodypositive, come spesso fa. E tutto va bene, finchè non arriva una stree… una principessa bionda che del messaggio bodypositive se ne sbatte la chioma. E inizia a darci giù con le frecce più appuntite del suo arco: classismo, bodyshaming, antifemminsmo e ossigeno per capelli.
La Cinica di suo ha un esercito di fagiane, nutrite a luce liquida, onestà e stima guadagnata sul campo. Un esercito pronto a contrastare l’attacco della bionda e malefica principessa che, messa alle strette, non può far altro che dichiarare: “Sono bionda, indosso la 36, sto per sposarmi e di certo non invidio un’estetista”. Ma che davero? Direte voi. Proprio così… (Il commento è poi sparito magicamente…)
Balla, balla, ma solo se sei bella
Ariceraunavolta, una giovane donna, o forse una graziosa orchessa. Da piccola voleva diventare Lorella Cuccarini, ma è finita a lavorare nel marketing, evitando la svolta svolta sovranista. Come ogni orchessa che si rispetti non è mai stata bionda, nè ha mai indossato una 38. Questo però non le è mai interessato davvero e ha sempre continuato a ballare, scatenarsi e a ridere con tutto il corpo, ogni volta che poteva. Proprio come avrebbe fatto la più smilza delle ninfe.
Negli ultimi anni, la nostra orchessa atipica, per dare sfogo a tutta l’energia contenuta in una taglia 54, ha iniziato a frequentare le lezioni di Zumba. Indossa l’armatura dello sticazzi ogni volta che entra in palestra, ignorando gli sguardi invadenti e i consigli non richiesti delle altre abitanti della palude che pensano che io sia lì solo per dimagrire.
Ma l’armatura dello sticazzi è strabiliante, ti fa fare tutto quello che gran parte delle persone pensa che tu non possa fare. Anche trasformarti in Shakira, quando tutti ti vedono come l’elefante di Fantasia. Sarà che nella palude hanno tutte una strana malattia, non sono in grado di immaginare che possa esistere una principessa che sia non sia bionda, taglia 38 e magari single.
Morale delle favole
La morale della favole è una e una sola: ci hanno rotto le ovaie.
Siamo stanche di questi giudizi morali gratuiti, di questi stereotipi triti e ritriti che non facciamo altro che nutrire con stupide lotte intestine.
Davvero una donna nel 2019 può sostenere una superiorità basata sul solo fatto di avere marito e figli, di indossare una taglia 38 o di essere bionda? Davvero l’unico tipo di sorellanza che conosciamo è quella dei selfie di gruppo?
Volete che le cose cambino? E allora cambiamole.
Difendiamo le donne che vengono offese e umiliate sui social. Tutte.
Impariamo a confrontarci con intelligenza, senza ricorrere ad offese legate all’estetica o alla sfera privata di un’altra donna.
Sosteniamo le donne che lavorano onestamente, qualunque lavoro esse facciano. Sono state più brave o fortunate di noi? Ispiriamoci a loro.
Tuteliamo le donne magre, quelle in sovrappeso, quello grasse e perfino quelle obese. Perchè non è del nostro giudizio che hanno bisogno, nè del nostro parere medico.
Lavoriamo su noi stesse e facciamolo insieme. Insieme si può.